Storie e leggende sull’Arena di Verona, vicino all’Hotel Colomba d’Oro
L’Arena di Verona è indiscutibilmente il simbolo della Città dell’Hotel Colomba d’Oro. È il terzo anfiteatro romano più grande al mondo fra quelli ancora esistenti, dopo il Colosseo e l’Anfiteatro di Capua; ed è l’unico dei tre ad essere ancora regolarmente utilizzato per concerti e spettacoli. Ma quanti conoscono la leggenda che i veronesi raccontano con orgoglio quando parlano della bellezza di Verona? Quanti conoscono davvero la storia di uno dei monumenti più affascinanti lasciataci dai romani?
Non esistono fonti scritte sull’inaugurazione dell’Arena di Verona, situata vicino all’Hotel Colomba d’Oro. Per ipotizzare a quando risalga, l’Arena di Verona è stata confrontata con l’anfiteatro di Pola, in Croazia, molto simile per stile architettonico e tecnica ingegneristica, e ubicata geograficamente culturalmente nella medesima area: le somiglianze tra i due anfiteatri sono così marcate da far pensare che siano stati progettati dallo stesso architetto e costruiti dalle stesse maestranze. Poiché l’anfiteatro di Pola è generalmente attribuito al periodo augusteo (quindi nell’epoca che va dare regno di Agusto a quello di Nerone, cioè dal 27 avanti Cristo al 68 dopo Cristo), è probabile che anche l’Arena di Verona risalga alla stessa fase. Una conferma è venuta dal ritrovamento nell’Arena di una moneta di bronzo che secondo gli archeologi fa risalire la sua costruzione tra il 30 e il 42 dopo Cristo, all’inizio del regno dell’Imperatore Claudio: essa è quindi più antica del Colosseo, la cui costruzione viene datata fra il 70 e il 72 dopo Cristo.
Proprio come il Colosseo, anche l’Arena di Verona fu costruita (nel sito che oggi è a pochi passi dall’Hotel Colomba d’Oro) per ospitare spettacoli di combattimenti tra gladiatori, che si svolgevano nella zona centrale, detta “harena”, il nome latino della sabbia, utilizzata per assorbire il sangue versato.
Nel corso dei secoli, l’Anfiteatro ha avuto molteplici usi: nel XIII° secolo, fu utilizzato per bruciare al rogo gli eretici, ma anche per celebrare le nozze di Antonio della Scala, signore di Verona; durante l’occupazione napoleonica, fu adibito sia a luogo per corride sia a magazzino. L’Arena di Verona venne utilizzata poi come teatro all’aperto per la prima volta nel 1822, in occasione della rappresentazione de “La Santa Alleanza” con musiche di Gioachino Rossini. Poi per due volte, nel 1890 e nel 1906, l’Arena ospitò il “Wild West Show”, il grande circo del mitico Buffalo Bill nel quale si esibivano veri cow boy e veri indiani d’America: a recensire lo spettacolo per il quotidiano locale, fu un giovanissimo Emilio Salgari.
Infine nel 1913, in occasione del centenario della nascita di Giuseppe Verdi, l’Arena di Verona ospitò la sua prima rappresentazione operistica: l’Aida. Da allora, l’anfiteatro è diventato il più grande teatro lirico al mondo: ogni estate il suo palcoscenico accoglie le opere più celebri.
In origine l’Arena di Verona possedeva un terzo anello di colonne, quindi era più alta e soprattutto più grande: si calcola che potesse ospitare circa 30mila spettatori. Quasi tutto quell’anello crollò a causa di un violento terremoto che nel 1117 colpì la città; oggi ne resta solo una parte, che i veronesi chiamano l’“Ala” dell’Arena. La gran parte dei pezzi di pietra che crollarono con quel terremoto vennero portati via dei veronesi che li riutilizzarono per ricostruire le loro abitazioni: così gran parte della città venne stata riedificata con materiali provenienti dall’Arena!
Nel medioevo, però (quando venne costruito il convento che oggi ospita l’Hotel Colomba d’Oro), circolava fra i veronesi una leggenda che dava una spiegazione alternativa del fatto che l’Arena di Verona abbia questo aspetto frammentato come se fosse un’opera rimasta incompiuta: la leggenda narrava di un nobile veronese condannato a morte per gravi crimini, che invocò il diavolo nella sua cella, terrorizzato all’idea dell’esecuzione. Il diavolo gli apparve e gli offrì una via di salvezza: se avesse donato alla Città un grandioso teatro per eventi e spettacoli, i suoi crimini sarebbero stati perdonati. In cambio, però, avrebbe dovuto cedere la sua anima. Lì per lì l’uomo, spinto dalla disperazione, accettò; nella notte, un esercito di demoni emerse dal suolo e iniziò a costruire l’Arena con incredibile velocità. Tuttavia, sopraffatto dai rimorsi, l’uomo si rivolse alla Vergine Maria, implorando di essere liberato dal patto infernale. La salvezza giunse con il suono dell’Angelus, che risuonò dalle campane di una chiesa vicina. Commosso dall’intervento divino, l’uomo si pentì e la sua anima fu risparmiata. E così, l’Arena di Verona sarebbe rimasta incompiuta, e il suo aspetto sarebbe un simbolo della misericordia della Vergine Maria che aveva interceduto per salvare l’anima del nobiluomo. Questa antica leggenda medievale aggiunge un’aura di mistero e spiritualità a uno dei simboli di Verona, rendendolo ancor più affascinante per gli ospiti dell’Hotel Colomba d’Oro.
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